È bene distinguere la mobilità articolare dall’elasticità muscolare poiché sono qualità fisiche determinate da fattori differenti ed è bene sapere su cosa lavorare per ottenere i miglioramenti desiderati.
Dalla somma di questi due qualità dipende la flessibilità del sistema muscolo-scheletrico.
Si influenzano, nel bene nel male, reciprocamente.
Per mobilità articolare si intende la capacità intrinseca di un’articolazione di muoversi entro un certo range of motion (R.O.M.) e lungo certi assi e piani.
I freni che riducono la capacità di movimento intrinseco di un’articolazione sono:
- il sistema mio-fasciale se retratto avvicina i capi articolari comprimendo l’articolazione riducendo lo spazio di scorrimento;
- mal posizionamenti articolari, creano parametri di movimento facilitati ed altri limitati;
- qualità tissutale costituente la capsula articolare.
Tuttavia, rispetto ad un range considerato fisiologico, è possibile sconfinare oltre con una sublussazione, tollerata da certe articolazioni entro certi limiti, ma con potenziali effetti dannosi nel lungo periodo.
Per elasticità mio-fasciale si intende la capacità plastica del tessuto connettivale e muscolare di allungarsi passivamente per poi ritornare allo stato di partenza senza subire lesioni tessutali.
La fibra muscolare di per sé ha una capacità elastica notevole.
Il tessuto connettivo, invece, rappresenta il vero freno all’espressione elastica del sistema mio-fasciale.
Costituito da diversi tipi di cellule, è il garante dell’integrità dell’intero organismo. Considerato tessuto ubiquitario, è l’involucro e connettore fra cellule, tessuti, organi e sistemi. Ha per natura la tendenza a contenere e connettere. Stimolazioni aberranti, irritative, infiammatorie inducono il processo di rimodellamento del tessuto connettivo che si traduce in un accorciamento/retrazione del tessuto connettivo stesso. Essendo quest’ultimo l’involucro delle fibre muscolari ne limita la capacità elastica.
Altri fattori che compartecipano alla retrazione del sistema mio-fasciale sono l’assenza di stimolazioni in allungamento (esercizi di stretching), posizioni mantenute a lungo nel tempo, contrazioni muscolari reiterate nel tempo.
Ora affrontiamo come poter agire sugli elementi che determinano la flessibilità del sistema muscolo – scheletrico:
MOBILITÀ ARTICOLARE:
- qualità tissutale capsula articolare e tessuti connettivi annessi
determinata da fattori genetici e metabolici e dalle stimolazioni fisiche che vengono fornite in età giovanile pre-adolescenziale - mal posizionamenti articolari
causati da difetti posturali o traumi. Bisogna rivolgersi allo specialista osteopata o terapisti manuali. Sarà poi indispensabile abbinare degli esercizi specifici per evitare una ricaduta - tecniche di mobilizzazione articolare
generali e specifiche, hanno risultati a breve termine se non accompagnate da tecniche sul tessuto mio-fasciale - retrazioni mio-fasciali
di seguito affrontate nello specifico
ELASTICITÀ MIO-FASCIALE:
- esercizi di stretching globale decompensato
il Metodo Raggi applicato – PancaFit considero essere la metodica più completa e all’avanguardia - esercizi di stretching selettivo decompensato
esercizi derivanti dal Metodo Raggi – Pancafit e altre metodiche che abbiano la stessa cura del dettaglio - tecniche di inibizione muscolare
Svariate terapie manuali hanno valido risultato in termini di inibizione muscolare, più o meno profonda e specifica in base all’operatore. - posizioni e contrazioni reiterate nel tempo
limitare dove e quanto possibile posizioni mantenute viziate e attività fisiche ripetitive con alti indici di forza, potrebbe essere sufficiente fare frequenti pause per limitarne l’impatto negativo sul corpo. Qualora non fosse possibile, si raccomanda la pratica quotidiana di esercizi che promuovono l’allungamento, generici e specifici. Ad esempio consiglio certe sequenze derivanti dallo Yoga.
In virtù di ottenere i risultati desiderati, è bene sapere come stimolare il corpo in mode equilibrato, logico e non traumatico.
L’obiettivo è il raggiungimento di un equilibrio fra il grado di mobilità articolare e lo stato tensivo mio-fasciale. Questo equilibrio è alla base di un corpo performante e resistente agli stress.
Buona mobilità articolare non accompagnata da elasticità mio-fasciale espone il soggetto a sofferenze muscolo-scheletriche medesime a chiunque altro non altrettanto mobile.
Sono innumerevoli le storie di atleti professionisti di sport acrobatici, quindi dotati di ottima mobilità articolare, che soffrono di dolori o fastidi muscolari ricollegabili ad un sistema mio-fasciale carico di tensione. Tant’è, e mi rifaccio alla mia esperienza da terapista, che è stato sufficiente riconoscere le aree retratte ed equilibrare la tensione mio-fasciale globale per risolvere molti fastidi/dolori acuti e cronici, consentendo agli atleti una qualità di vita professionale atletica migliore sono molti aspetti:
- serenità psicologica poiché non dovranno convivere con certi dolori
- minor sofferenza fisica, quindi maggior concentrazione
- maggior precisione del gesto tecnico, quindi maggior soddisfazione
- maggior resistenza all’allenamento
- maggiore tolleranza al carico